MODELLISMO | REE Modeles consegna la 831 “americanina”: focus su questo modello.

L’azienda francese REE Modeles ha consegnato nei giorni scorsi, come anticipato qualche mese fa, il primo dei due modelli annunciati nel 2020 riguardanti la locomotiva da manovra a vapore ex USA e numerata in Italia nel gruppo 831.

Si tratta dell’articolo BS00012 (BS00012S), codice articolo dell’importatore per l’Italia Black Star (codice Ree Modeles MB-042 o MB-042S per la versione in digitale), che riproduce la 831.001 con marcatura a biacca in completa livrea nera così come operante sul finire degli anni quaranta (Epoca III).

Uscirà poi una futura versione che riprodurrà la 831.004 ove telaio e ruote saranno in rosso vagone. Il modello è realizzato con ottimi criteri riproduttivi: finemente riprodotti molti dettagli, livree e scritte nitide, luci funzionanti (uno per lato, come nella realtà, ndr). La marcia è ottima anche a regimi bassi come si addice ad una macchina da manovra.

Per la versione in digitale ottimo il sonoro riprodotto.

IL PRECEDENTE RIVAROSSI – Tra il 2013 ed il 2016 Rivarossi aveva riprodotto questo modello con due differenti modelli e due rispettive versioni in digitale. Esattamente la 831.001 (Articolo HR2473 e HR2474 per la versione in digitale, ndr), e la numero 28 (HR2641 e HR2642 per la versione in digitale. Ma cosa si intende per “la numero 28”?

Lo spieghiamo qui sotto nel paragrafo dedicato a “un po’ di storia”, qui di seguito dopo la galleria fotografica.

UN PO’ DI STORIA – Queste macchine, costruite dalla Davenport nel 1934, furono commissionate in 382 esemplari dalla Transportation Corp dell’Esercito Americano per i servizi di manovra negli scali dei territori occupati, e furono realizzati con dimensioni secondo la sagoma limite britannica, ove nel 1942 iniziarono il loro servizio. Le “americanine”, così soprannominate dal personale FS, arrivarono in Italia nel 1944 per un totale di cinque unità: inizialmente utilizzate nelle operazioni di manovra strategici per la liberazione dell’Italia nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale.

A conflitto terminato quattro di queste macchine (ex USA 1927, 1929, 1930 e 1931, ndr) furono assegnate dal 1946 al Deposito FS di Livorno, mentre la quinta, e precisamente la EX 1928 USA, fu ceduta ad un’azienda privata operante a Napoli.

Dal 1947 al 1950 le quattro macchine assegnate a Livorno, e numerate da 831.001 a 831.004, operarono negli scali della Montecatini, utilizzate sulla linea verso la miniera di Ribolla, poi dal 1950 restarono (anche se non molto attivamente utilizzate, ndr) nello scalo labronico, e nel corso del primo trimestre del 1956 furono tutte radiate dal parco e nel giro di poco tempo demolite.

Il modello marchiato numero 28 prodotto dalla Rivarossi nel 2016 è pertanto riconducibile alla macchina ceduta all’azienda privata di Napoli che, differentemente da quanto esercitato dalle FS, non ha tolto la numerazione originale USA.

La numero 28, ceduta all’azienda privata di Napoli, ha vissuto più a lungo, attiva per tutti gli anni cinquanta è stata accantonata e poi demolita negli anni sessanta.

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Una risposta

  1. La locomotiva numero “28”, che molti definiscono “la napoletana”, andrebbe giustamente definita “la puteolana”.
    Ha prestato servizio, dalla fine degli anni quaranta ai primi degli anni sessanta, a Pozzuoli.
    Prima con gli S.M.P. (Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli) ed ha proseguito la sua carriera con la AERFER subentrata alla precedente nello stesso sito industriale.
    Ricordo che sia gli SMP che le subentrate AERFER e SOFER erano costruttori di materiale rotabile ferroviario; principalmente locomotive elettriche ed elettromotrici.
    La numerazione (28) credo sia il prosieguo unico di tutte le unità di trazione che hanno operato in questo sito industriale (Armstrong, Ansaldo, SMP, AERFER, SOFER).
    Negli anni cinquanta era ancora operativa una locomotiva a vapore della iniziale dotazione Armstrong del 1886.
    Della “28”, oltre la foto apparsa anche in questo post, si conosce anche una foto tratta da un depliant degli SMP dei primi anni cinquanta.
    Grazie
    Giuseppe Peluso – Pozzuoli

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